Una visione illuminante che non ti aspetti è sempre una gran cosa. L’articolo di Gian Paolo Manzella e Domenico Sturabotti su Il Sole 24 Ore del 05 Settembre 2020 ne è un ottimo esempio. Dalle rispettive posizioni di responsabilità (Sottosegretario di Stato al Ministero dello sviluppo economico il primo e Architetto paesaggista, dal 2007 è direttore di Symbola Fondazione per le Qualità Italiane, il secondo) argomentano acutamente "Perché l’industria creativa va presa sul serio”. Uno dei punti chiave del loro ragionamento è qui: «per sostenere e rilanciare questo comparto è necessario un deciso intervento pubblico. In Italia più che altrove. Per molte ragioni. Per la ricchezza diretta prodotta secondo le stime 95,8 mld di Euro, il 6,1% del Pil, grazie al lavoro di 1,5 milioni di addetti. Ma, soprattutto, per la ricchezza attivata indirettamente. Pensiamo a quanto la creatività pesi sul brand Italia e influisca sul valore del Made in Italy, alla rilevanza del turismo culturale, che vale circa il 39% della spesa turistica italiana. E, in prospettiva, al potenziale legato all’integrazione tra industrie manifatturiere, filiere creative e tecnologie digitali. Così un recente studio di Symbola e Deloitte confermala correlazione positiva tra investimenti in design e una crescita di fatturato ed export stimata attorno allo-15%; il “fusion effect” studiato dal think tankNesta descrive la maggiore competitività delle imprese che portano insieme tecnologia e creatività». Si tratta di cognizioni econometriche intrecciate ad una visione che interpreta correttamente i potenziali “antropologici” del nostro paese. I dati che derivano da analoghi studi e ricerche su riuso, la rigenerazione e la generatività applicata agli spazi abbandonati da parte dell’innovazione sociale e culturale, vanno nella stessa direzione! Ah, se il potenziale dell’industria creativa con tutti gli annessi e connessi diventassero egemonia culturale….
RIUSIAMO L'ITALIA!
roberto.tognetti@riusiamolitalia.it
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